La Sicilia, il grano antico, la vita

La regione che al tempo dei Romani era considerata il ‘granaio di Europa’ torna a risplendere d’oro.

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Parliamo oggi del grano antico di Sicilia
, regina della biodiversità e madre delle spighe più nutrienti. Parliamo di storia, di vita. Parliamo di persone.

Varietà, sostenibilità, qualità. Non si tratta di concetti nuovi, lanciati sul mercato radical chic per fare tendenza. Non sono delle novità, ma rappresentano uno stato delle cose che per tanto tempo non c’è più stato e che oggi viene riscoperto e valorizzato.

Parliamo di food, di alimentare e, più precisamente, di grano antico o – per meglio dire – grani antichi, quelli utilizzati tanto tempo fa, quando ancora non si interveniva geneticamente sul seme del grano per migliorarne la produttività. Quando ancora il primo obiettivo in assoluto era ottenere un raccolto qualitativamente buono che generasse dei frutti sani. Prima ancora che si puntasse tutto sulla quantità, sull’ottimizzazione, stressando le fasi di produzione.

Parliamo oggi dei grani antichi della Sicilia, per secoli regina della biodiversità, e madre delle spighe più nutrienti alla base della alimentazione delle civiltà del Mediterraneo. Un tempo infatti si contavano in Sicilia più di 50 tipi di grani diversi, pian piano abbandonati in favore del grano moderno, più adatto alle coltivazioni intensive che ha determinato l’impoverimento delle tipicità locali. Ne parliamo perché la Sicilia non ci sta più e dedica 3mila ettari del suo territorio alla coltivazione delle varietà di grano antico, che si contrappongono alle sementi impoverite e ultra selezionate di quelle vendute dalle multinazionali.

Ambiente, Salute, Alimentazione
È da qualche anno infatti che nella regione si punta a valorizzare e riscoprire il fascino di queste antiche colture, riadottate da tantissimi coltivatori che rispolverano così il gusto antico del buon cibo, della tipicità locale e della buona alimentazione.

La regione che al tempo dei Romani era considerata il ‘granaio di Europa’ torna dunque a risplendere d’oro, ricca di spighe forti e di coltivatori consapevoli, che si oppongono alle logiche di mercato delle grandi aziende e preservano il sapore della propria originalità.

Tra l’altro – aspetto non secondario – i grani antichi hanno solitamente un contenuto di glutine inferiore rispetto al grano moderno. A questo punto, il detto siamo quello che mangiamo potrebbe cadere a fagiolo, per restare in tema alimentare.

Per migliorare l’ambiente, l’alimentazione, la salute.   

Fonte Ultimavoce.it

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