L’appello di Mike Pollan, il guru Usa del cibo intelligente: «Cucinare è un atto politico, se lo lasciamo fare alle corporation perdiamo il controllo»
L’altro giorno Mike Pollan, il guru americano del cibo intelligente, era a Londra a presentare il suo ultimo libro che s’intitola “Cooked”, “Cotto”. Autore di “In difesa del cibo” e “Il dilemma dell’onnivoro”, pubblicati in Italia da Adelphi, Pollan conduce da anni la sua battaglia per un’alimentazione intelligente e naturale. Nel 2010 Time lo ha inserito nella lista dei cento uomini più importanti del mondo.
Davanti a un supermercato Tesco, nel centro di Londra, ha parlato con i giornalisti. Un cliente stava scartando una confezione di hamburger, lui ha guardato la confezione e ha scosso il capo. Una delle sue regole d’oro è che un cibo confezionato non debba avere più di cinque ingredienti. Il hamburger appena aperto, salsa compresa, ne ha almeno sessanta. Pollan ha letto il cartellino per i consumatori: “Destrosio – ha detto rivolgendosi al giornalista dell’Independent – questo è uno zucchero, stabilizzanti, trifosfati, polvere di uova, aroma affumicato, proteine vegetali idrolizzate, che è un eufemismo per glutammato monosodico, e avanti così”.
Per Pollan l’hamburger (che lui definisce sostanza edibile simile al cibo) è il simbolo di tutto ciò che c’è di sbagliato nell’industria alimentare controllata dalle corporation. Non si è ancora spenta l’eco in Inghilterra dello scandalo degli hamburger venduti come contenenti carne bovina ma fatti invece con carne di cavallo. Il suo libro è un tentativo di stabilire delle coordinate per difendersi dall’invasione del cibo alieno. La principale misura per controllare i nostri cibi è, secondo Pollan, cuocerli in casa. “Cucinare – ha spiegato – è un atto politico. Se lasciamo cucinare le corporation al nostro posto, perdiamo il potere di controllo. Ci vuole un’enorme atto di fede per pensare che si comportino con integrità e il loro bue sia veramente bue”.
Mike Pollan ci svela un segreto sotto gli occhi di tutti, che è il cardine non solo dell’industria del cibo ma della nostra società in generale: nei supermercati la gente non compra più il cibo, ma l’immagine del cibo. Per cui gli alimenti, al di là del loro aspetto invitante, possono essere qualsiasi cosa, anche qualcosa che danneggia la salute.
Fonte: La Stampa – Articolo di CLAUDIO GALLO
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