Vino, l’Italia scommette sul Giappone. Il “Vinitaly World Tour” a Tokio

Fonte, Ansa – Ha buone possibilità di crescita il consumo del vino in Giappone, un paese dove la classe media può spendere e la ristorazione italiana è ben radicata. E’ quanto emerge dai maggiori importatori di vino italiano sentiti da Wine-news, che hanno partecipato alla tappa di Tokyo di ”Vinitaly world tour”. Il mercato del Sol Levante oggi è dominato dalla birra, con il 30% del totale che però in 5 anni è sceso da 4 a 3 milioni di litri; un calo di cui potrebbe beneficiare il vino, i cui consumi oggi sono di appena 2 litri a testa l’anno (la quota degli alcolici è dell’1%). A favore del vino italiano gioca sicuramente il fatto che la cucina tricolore è ben radicata, con 12.000 ristoranti che possono fare da apri pista per i produttori nazionali; ma anche la capacità di spesa della classe media che, a differenza di quella cinese, è una realtà sociale storicamente consolidata; non è un caso che la fascia di prezzo delle bottiglie che va per la maggiore oscilla dai 1.000 ai 2.500 yen, ovvero dagli 11 ai 27 euro. Particolarmente ‘pesante’, fanno notare infine gli importatori, è la filiera del vino in Giappone, ossia il percorso che compie la bottiglia dalla cantina italiana al negozio o al ristorante: parte da 3 euro franco cantina, ma tra costi di spedizione, accisa sugli alcolici, iva, distribuzione e ricavo dell’importatore-distributore, arriva a 20-21 euro allo scaffale.

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