La Fame nel mondo: la necessità di una ri-educazione alimentare

a cura di Alessandra Pellegrino

FAME E POVERTA’

Mentre nei Paesi sviluppati come Europa, ma soprattutto in America si ha un alto tasso di obesità (il 30% circa), in altri paesi invece si vive una realtà opposta: la fame.

Sono circa 24.000 le persone che nel mondo muoiono per la mancanza di risorse alimentari. Il 10% dei bambini muore per malnutrizione ancora prima di aver compiuto il quinto anno d’età. I decessi di cui si parla sono dovuti a malnutrizione cronica ovvero intere famiglie che non riescono a nutrirsi a sufficienza.

Sono circa 842 milioni di persone che nel mondo soffrono per malnutrizione e per fame, questi sono i dati raccolti dal rapporto annuale sullo Stato dell’insicurezza alimentare nel mondo (”The State of Food insecurity in the world – Sofi 2013”). Questo rapporto evidenzia un miglioramento rispetto al passato, infatti, si registrano ventisei milioni di persone affamate in meno. Il paese con il maggiore tasso di malnutrizione è l’Africa che registra il livello più alto di fame, circa il 21% della popolazione.

La malnutrizione cronica porta a un indebolimento dello stato di salute, quindi queste persone vivono una vita sofferente con vista affaticata e difficoltà di concentrazione anche nel lavoro, ciò ovviamente porta a una maggiore esposizione a malattie, alcune delle quali nei paesi sviluppati sono facili da curare, ma che nei paesi in via di sviluppo ancora oggi causano la morte.

Questa situazione di povertà è dettata da diversi fattori: la mancanza di risorse alimentari e di strumentazione utile per la coltivazione. Un modo per riuscire a mettere fine a questa situazione è attraverso la raccolta fondi in modo da poter portare risorse utili per la coltivazione e incoraggiarel’istruzione che rappresenta la strategia più utile per il cambiamento.

SPRECHI ALIMENTARI

I dati sulla malnutrizione ci mostrano una situazione ancora a oggi numericamente molto alta, sono troppe le vittime della fame, ciò deve indurci a riflettere sulle nostre abitudini alimentari e sull’importanza di evitare gli sprechi in cucina. Basta pensare che lo spreco alimentare mondiale è pari alla metà degli alimenti prodotti, ciò è stato evidenziato dal rapporto di Istitution of Mechanical Engineers. Secondo la FAO (Food and Agriculture Organization) ogni Europeo sprecherebbe 179 chili di alimenti ogni anno, gli sprechi più alti riguardano prodotti ortofrutticoli, cereali, pesce, carni e latticini.

RI-EDUCAZIONE ALIMENTARE IN ITALIA

Si vive ormai in un’epoca caratterizzata dal progresso e dallo spreco, dove si seguono anche nell’acquisto di prodotti alimentari, quei cibi maggiormente sponsorizzati o giunti a noi dalla grande produzione. L’associazione degli agricoltori ha segnalato che l’abbandono della dieta mediterranea ha provocato un incremento delle spese socio-sanitarie correlate all’obesità stimato in Italia in circa 23 miliardi di euro annui (60% dovute all’incremento della spesa farmaceutica e ai ricoveri ospedalieri). Oggi la qualità dei prodotti, non rappresenta una priorità per il consumatore medio, ma proprio in questo si sbaglia poiché in un paese come l’Italia, luogo caratterizzato da una ricca cultura e dafamose tradizioni alimentari, non è ammissibile non pensare a una rivalutazione del passato e di quegli alimenti fatti che rappresentano il Cibo Sano e la Salute.

Proprio su questo progetto etico si basa l’azienda Dieta Mediterranea s.r.l. che con il Brand Etico “Simply Med – i Prodotti della Dieta Mediterranea vuole riportare nell’alimentazione italiana gli alimenti della nostra tradizione. Tutti i cibi offerti da questo marchio, sono 100% italiani e provengonoda aziende contadine certificate che garantiscono la qualità e il buon gusto del cibo sano portato in tavola. La Dieta Mediterranea s.r.l. s’impegna inoltre attivamente contro gli sprechi alimentari, basta consultare il sito delle ricette per scoprire come reinvestire in modo intelligente il cibo rimasto in ottimi pranzi e cene per te e la tua famiglia, seguendo le tradizioni e le abitudini dei nostri antenati.

Foto: google news.panorama.it

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