L’equazione -> Marchio Calabria : Mondo = Auschwitz : Ebrei


Purtroppo i Calabresi oggi non avvertono più la loro Storia alta, la tradizione  dell’accoglienza e la millenaria cultura della solidarietà. Quando un popolo perde l’abitudine al bello, quando c’è penuria di panem et circenses, la gente inizia a vivere male la sua terra, prevalendo il senso dell’abbandono e del tradimento. Noi auspichiamo il ritorno dell’Umanesimo!

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A quanti è capitato o hanno scelto di partecipare ad un serio corso, master, lezione o altro evento informativo sul marketing territoriale di certo avranno appreso, come norma di base su cui disegnare un’efficace strategia di miglioramento dell’economia di un territorio, che il turismo, le vendite, lo sviluppo in genere lo crea l’uomo, non altro. Non bastano, infatti, gli ameni paesaggi, le opere artistiche, la buona cucina e qualsiasi atro potenziale attrattore per generare il miracolo della vendita a tutti i livelli. Mancando, infatti, una cabina di regia umana che sappia “incollare” le avvenenze di un territorio e che, al contempo, sia capace di educare all’accoglienza gli operatori amministrativi, imprenditoriali e sociali anche il più bel corner del mondo resterà invenduto. Inoltre, nell’epoca in cui ciò che non è comunicato non esiste, occorre che le bellezze di un territorio vengano mostrate in ogni dove. Ecco spiegati, quindi, i contrapposti fenomeni dei sistemi Toscana e Calabria, di Rimini e Tropea.
In Calabria da troppo tempo si naviga a vista, non avendo previsto a tempo debito (oggi è tardi per farlo) un serio e agito masterplan che avesse come obiettivo lo sviluppo sistemico della regione e non solo di piccoli punti che, fra l’altro, a medio – lungo termine, sono tutti periti perché infettati dalla limitrofa miseria.
Oggi, finalmente, il gruppo editoriale ComunicareITALIA, di cui il nostro magazine fa parte, ha creato una vera e propria autostrada digitale capace di esportare l’immagine dell’Italia in genere, della Calabria in particolare, ammantata solo di beltà. Riteniamo, infatti, che l’unica arma bianca da poter oggi mettere in campo, soprattutto per la regione fanalino di coda dell’intera C.E., sia quella di celare lo sporco, al contrario di quanto i media locali e nazionali ogni dì fanno, e in totale disaccordo con quanti pensano oggi a creare un marchio CALABRIA per dare un valore aggiunto alle produzioni e al turismo. Non crediamo, infatti, che si debba essere un principe del marketing territoriale per capire che, se dovesse passare anche questa ennesima pinzillacchera, l’agonizzante terra di Pitagora verrebbe ulteriormente fustigata. Sarebbe come decidere, infatti, di vendere al mercato ebreo una linea di prodotti dimagranti marchiati “Auschwitz”. Oggi la Calabria, infatti, in tutto il mondo è sinonimo di malaffare e pericolo. Provate sul campo – e per favore non nascondendovi nella becera demagogia di voler comunicare il vostro orgoglio di essere calabresi – a commercializzare extra moenia la vostra carne, i vostri salumi, i vostri formaggi, le vostre conserve etichettate con un qualsiasi marchio; attendete quindi di valutare i volumi di vendita, poi aggiungete la dicitura Calabria o Calabrese sulla confezione. Se noterete un’impennata del fatturato siamo qui pronti a chiedere pubblicamente scusa per aver raccontato delle fandonie, ma vi consigliamo con l’anima e la testa di non provarci.
Che si cominci, invece, a pensare di creare ricchezza inglobando il prodotto Calabria nel brand Italia che ha ancora, seppure in misura minore rispetto al passato, un vero appeal internazionale. E che lo strumento sia Internet, il luogo della moderna conoscenza. Un terzo degli italiani, infatti, sceglie le vacanze sul web, mentre in America, che rappresenta il nostro futuro, non si potrebbe addirittura più vivere senza un collegamento Internet. Leggete cosa Layla Pavone, presidente dello IAB Italia (Interactive Advertising Bureau) dice a tal proposito: “le aziende che operano nel mondo del turismo hanno compreso l’importanza di ricorrere a Internet, e quindi all’interattività che lo caratterizza, non solamente per coinvolgere e stimolare il comportamento e la motivazione di consumatori sempre più attenti e selettivi nella ricerca delle informazioni desiderate, ma anche come veicolo pubblicitario in grado di incrementare la brand awareness, il ricordo del messaggio fino ad arrivare all’intenzione d’ acquisto”.
L’arrivo di nuova ricchezza consentirà, poi, di far emergere l’identità calabrese, la storia che certifica l’eccellenza civile ed economica raggiunta a queste latitudini nel corso dei secoli, favorendo l’emersione dalla disperazione, un giustificato orgoglio d’appartenenza  e la voglia di fare tenendosi, finalmente, per mano.

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