La Calabria tra Agricoltura e Turismo


ll territorio calabro, che è circondato su tre lati dal mare ed è, per il 91% della sua superficie, collinare e montano, ha subìto, nell’ultimo mezzo secolo, le conseguenze della forte attrazione delle aree più vocate all’economia nazionale, la Pianura Padana e le pianure litoranee del centro-nord, le quali, a partire dal 1957, hanno iniziato quella rapida crescita che verrà universalmente conosciuta come il «miracolo economico» italiano.
Così, nel passato, gli alti costi di produzione, frutto della bassa produttività delle aree orografiche, e i prezzi, ricavati dalla vendita dei prodotti agricoli, bassi a causa della difettosa organizzazione commerciale e degli angusti spazi di mercato, avevano ridotto i redditi aziendali al punto da provocare l’esodo delle famiglie agricole. In questo modo, si andava imponendo la disaffezione per l’attività primaria, i cui modesti redditi inducevano gli agricoltori ad abbandonare le terre alte per scendere a valle. Con l’esodo dalle terre alte e dal settore primario, due erano le mete possibili: una prima, interna al territorio regionale con sistemazione nei litorali pianeggianti per intraprendere attività artigianali e turistiche; una seconda, esterna al territorio regionale, per cercare lavoro in altri lidi, secondo una tradizione consolidata in regione. In entrambi i casi sono aumentati i rischi ambientali delle terre spopolate come, per esempio, le difficoltà relative alla stabilità della montagna calabrese e all’abbandono degli antichi villaggi montani dove storicamente la popolazione aveva trovato rifugio dalle incursioni saracene e dalla malaria. Quest’ultimo problema potrebbe trovare soluzione nel recupero e restauro degli antichi centri abitati della montagna e della collina che si trasformerebbero in un’ottima opportunità per diversificare l’offerta turistica con attività di prestigio; i terreni, invece, potrebbero essere destinati a orti-giardini e a colture specializzate con imprese part time. Il contadino della montagna non porta sulle proprie spalle solo il peso delle responsabilità primarie, ma si è sempre preoccupato anche di preservare il territorio, pur non avendone mai percepito una remunerazione. La chiave di volta del cambiamento, all’interno della regione, sta nella valorizzazione delle risorse locali, che, in Calabria, presentano un alto livello di eccellenza e preziosità, integrate con altre attività di tipo turistico – culturale. Il flusso turistico, oltre ad aumentare la domanda di alimenti e di prodotti artigianali, comporta nel territorio l’immissione esogena di capitali freschi che, secondo Keynes, costituiscono un’ulteriore occasione di sviluppo del territorio, superiore alla loro entità (l’effetto moltiplicatore). Meritano di essere evidenziate anche le modalità del nuovo sviluppo; in particolare, l’attenzione si deve soffermare sugli effetti della nuova immissione di capitali freschi che non può non provocare, nei distretti:

–                    l’aumento della domanda dei prodotti alimentari;

–                    l’aumento della produzione dei prodotti tipici;

–                    l’aumento dei redditi;

–                    l’aumento dell’occupazione, in un momento in cui la grande industria non riesce più a garantirla, rivalutando il territorio (come avveniva prima della rivoluzione
industriale) e le sue risorse e le piccole e medie imprese;

–                    l’aumento dei prezzi dei prodotti tipici, oggi tutti sottovalutati;

–                    la capacità del territorio di garantire redditi e occupazione;

–                    la possibilità per le produzioni tipiche di mantenere la continuità produttiva ed, eventualmente, procedere a un ampliamento delle attività.

L’espansione economica europea nei tempi recenti ha fatto leva specialmente sui grandi gruppi di capitale, per lo più internazionali (le multinazionali), i quali hanno pilotato lo sviluppo verso dimensioni crescenti delle imprese e dei mercati. Con il venire meno delle opportunità occupazionali delle grandi imprese, in assenza di settori emergenti capaci di assumere forti quantità di lavoro, questo compito passa di competenza al territorio calabrese, il quale deve aumentare con nuove attività la ricchezza che produce, come è sempre avvenuto nelle epoche storiche antecedenti alla rivoluzione industriale.

di Fausto Cantarelli

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