Fausto Cantarelli – Il cibo: da mito a opportunità (I parte)

Come promesso ai nostri lettori, pubblichiamo oggi il primo dei sei articoli del noto economista agro – alimentare Fausto Cantarelli. Questi confluiranno nella relazione finale “le  terre di Calabria tra Cultura e Convivialità medieterranee (il cibo da mito a opportunità!).

La congiuntura alimentare

Ricordiamo che la scelta del profitto ad ogni costo, che ha guidato il comportamento dell’uomo negli ultimi due secoli, agendo con particolare intensità negli ultimi cinquant’anni, ha finito con l’assicurare alle aree industriali opportunità crescenti e alle imprese coinvolte alti redditi, questi ultimi andati a vantaggio dell’espansione economica di molti territori nel mondo, compresa la Pianura Padana e il suo hinterland, in un primo tempo, il centro Italia qualche anno più tardi e, infine, alcune aree del Sud, lasciando al margine la Calabria, bloccata dall’atavico isolamento in cui versa dal III secolo avanti Cristo in attesa che il ponte sullo stretto di Messina riesca ad abbatterlo; l’unico collegamento esterno di successo della regione, messo in atto nei tempi recenti, riguarda il porto per container di Gioia Tauro che è il più grande terminal per il transhipment, oggi però in difficoltà.

L’attuale modello di sviluppo, che sovente ha funzionato a spese delle risorse non rinnovabili e a scapito della conservazione dell’ambiente, all’inizio, non aveva sollevato preoccupazioni più di tanto, nonostante fosse evidente che per questa strada non si poteva andare avanti all’infinito. Le sorprese, se di sorprese si può parlare, sono arrivate agli albori del terzo millennio, quando l’umanità, per iniziativa dei consumatori, aveva cominciato a invertire l’andamento demografico, rallentando il ritmo della crescita mondiale, dopo due secoli circa di aumenti tumultuosi, facendo entrare l’economia in un grave stato di sofferenza ovunque, espresso da due crisi ravvicinate, una economica e una finanziaria, che hanno reso il 2009 l’anno horribilis non solo per l’Italia. Adesso, per rimediare, c’è bisogno che la comunità mondiale e i principali Paesi e territori si diano delle nuove regole, condivise e applicate da tutti in ogni luogo, per garantire l’ordinato corso delle economie ed evitare ogni tipo di deviazione.

Evoluzione alimentare dell’uomo nella storia

Fonte: nostra elaborazione

Nel contesto attuale all’Italia, Paese ricco di risorse storico – culturali, monumentali e alimentari – gastronomiche, spetta il compito di sviluppare l’economia della conoscenza, mettendo a punto e proponendo, nei singoli territori, specie in quelli più dotati di risorse, strategie e forme di comunicazione innovative, rendendo operativi interventi che siano capaci, oltre ad agevolare nuovi e migliori equilibri interni, di interferire anche su scala più ampia, all’esterno, senza esclusione alcuna, facendo leva sul ricco patrimonio nazionale che, nel nostro Paese, è presente ovunque. In queste operazioni grande attenzione e cura vanno poste nella scelta degli obiettivi e degli strumenti per aggiornare, correggere e sostituire, in ogni territorio, attività e situazioni obsolete, o comunque non più vitali, con altre più attive, dinamiche, utili e mirate, nel rispetto dell’etica e in coerenza con le specifiche risorse dei singoli luoghi. Per altro verso, il pragmatismo è l’atteggiamento destinato a prevalere e ad avere successo.

Se e quando l’economia evolve, lo fa seguendo le aspirazioni dell’uomo, specie quelle dei giovani che non sono mai paghi dei traguardi raggiunti, rivolgendosi con preferenza alle attività emergenti e giustificando, in questo modo, la dinamica della teoria economica che si adatta sempre ai fenomeni prodotti dallo sviluppo. In questo modo diventa agevole tenere sotto controllo i rischi esistenziali dell’uomo che hanno provocato, in misura crescente, da un paio di secoli a questa parte, l’insoddisfazione generale per la quotidianità del vissuto, per il progressivo degrado dell’ambiente e per l’uso di modelli troppo condizionati dal profitto, troppo poco rispettosi dell’ecosistema e delle prospettive a lungo termine e troppo spesso indifferenti ai valori più significativi dei singoli territori, tra storia e cultura antropologica, specialmente nel sud della penisola italica, dove spesso le risorse sono abbondanti ma le attività rimangono deboli e le popolazioni povere.

Queste aree, nonostante abbiano avuto un ruolo attivo agli albori della civiltà occidentale, sono state indicate, in un primo tempo, come depresse, diventate più tardi sottosviluppate, per il semplice motivo che non basta possedere un ricco patrimonio di risorse se mancano l’intraprendenza e la creatività degli uomini.

Leave a Reply

Your email address will not be published.